VERONICA PARETTA

VERONICA PARETTA

Nella ricerca di Veronica Paretta la pittura è intesa come processo spontaneo. Un automatismo gestuale, con chiari riferimenti all’art brut, che conduce i suoi lavori verso molteplici e feconde direzioni: sono i segni sulla tela a generare le immagini, che progressivamente prendono forma quando l’artista ne intuisce la presenza; oppure liberi, trovano il loro equilibrio sullo spazio della tela che da campo neutro, vuoto e bianco si fa specchio che riflette. I suoi lavori rappresentano problematiche ambientali o sociali ma anche e solo la quotidianità, sono a volte semplicemente il promemoria di una giornata della propria vita di cui nei titoli riportano la data.


Veronica Paretta (1986, Cagliari), vive e lavora a Cagliari. Ha esposto le sue opere in mostre personali tra le quali: Numbness, Galleria Macca, Cagliari, 2019; Sublime Lineam, Galleria Macca, Cagliari, 2017; Esercizi di disegno libero, Circolo la marina t-Sankara, Cagliari, 2016. E in numerose collettive: Limited Edition, Galleria Macca, Cagliari, 2020; Un laboratorio infinito, tre generazioni a confronto: Rosanna Rossi, Giovanna Secchi, Gabriella Locci, Vincenzo Grosso, Alberto Marci e Veronica Paretta, Casa Falconieri – Castello di San Michele, Cagliari, 2020; Biancovuoto, Alberto Marci e Veronica Paretta, spazio (in)Visibile, Cagliari, 2019; ON PAPER, MACC – museo d’arte contemporanea di Calasetta, Calasetta, 2018; Domini naturali, Spazio (in)Visibile, Cagliari, 2018; Asylum, EXMA, Cagliari, 2017; Paratissima, onde d’arte, Lazzaretto, Cagliari, 2016; Geografie del segno, Museo Nivola, Orani (Nu), 2013.

In Veronica Paretta’s analysis, painting results in an impromptu method. An automatic action which unequivocally refers to the Art Brut and leads her works to multiple and fruitful directions: the marks on the canvas are what generate the images, these gradually take shape as soon as the artist grasps their presence; alternatively, they find their equilibrium on the canvas which, from being an achromatic field, evolves into a reflecting mirror. Her compositions represent environmental, social issues as well as those of everyday routines. Sometimes they are mere memorandums of a random day in her life, which dates, are the compositions’ titles.


Veronica Paretta (1986, Cagliari), lives and works in Cagliari. She exposed her work at many solo exhibits: Numbness, Galleria Macca, Cagliari, 2019; Sublime Lineam, Galleria Macca, Cagliari, 2017; Esercizi di disegno libero, Circolo la marina t-Sankara, Cagliari, 2016. E in numerose collettive: Limited Edition, Galleria Macca, Cagliari, 2020; Un laboratorio infinito, tre generazioni a confronto: Rosanna Rossi, Giovanna Secchi, Gabriella Locci, Vincenzo Grosso, Alberto Marci e Veronica Paretta, Casa Falconieri – Castello di San Michele, Cagliari, 2020; Biancovuoto, Alberto Marci e Veronica Paretta, spazio (in)Visibile, Cagliari, 2019; ON PAPER, MACC – museo d’arte contemporanea di Calasetta, Calasetta, 2018; Domini naturali, Spazio (in)Visibile, Cagliari, 2018; Asylum, EXMA, Cagliari, 2017; Paratissima, onde d’arte, Lazzaretto, Cagliari, 2016; Geografie del segno, Museo Nivola, Orani (Nu), 2013.

GRETA FRAU

GRETA FRAU

Greta Frau è un nome, un individuarsi per indeterminazione di un autore per il quale arte e parodia dell’arte sono la stessa cosa. Situazione fluida e articolata, ha a che fare con il concettuale ma coltiva allo stesso tempo risvolti apertamente viscerali. Greta è ispiratrice e guida de La Classe delle Trance, una sorta di setta il cui scopo dichiarato è quello di predicare Bellezza. La “predicazione” si risolve nei fatti in azioni performative che sviluppano una bizzarra metafora scolastica e che vengono presentate come “compiti” o “lezioni” propedeutiche. Gli attori sono sempre diversi, persone di varia età e sesso, ma che giurano tutte di aver frequentato lo stesso collegio femminile di Innsbruck negli anni ’50 del secolo scorso. Pittrice a soggetto unico, Greta dipinge “a memoria”, in uno stile impersonale di vecchia accademia, i ritratti delle Trance, risultato dell’ibridazione delle singole individualità con l’immagine stereotipata della collegiale severa e puritana. Il mistero che si nasconde dietro l’identità di Greta Frau in seguito viene svelato.

Dietro questo nome, infatti, si nasconde l’artista Aldo Tilocca (Sassari, 1959).
Le mostre personali di Greta Frau sono state ospitate in spazi pubblici e privati: One Piece Contemporary Art, La Rondine, Roma, 2006; Classicism betrayed, Erdmann Contemporary, Cape Town, 2005; Albrecht Durer / Greta Frau (Trancia GP256 –Compito XV) Palazzo dei Panni, Arco (Tn), 2005; C.199 / fare (sparire) una trancia, The Flat, Milano, 2004; Access Beauty (TdC 131/150), Studio d’arte Raffaelli, Trento, 2002; Trance di Compagna, Massimo Carasi Arte Contemporanea, Mantova, 2001;Trance di Compagnia, Palazzo Sciuti, Sassari, 1999. E presentate in numerose collettive tra le quali: 32-16 Arte in Sardegna, Civico 27, Irgoli (Nu), 2016; 80/90 Arte in Sardegna, Museo MAN, Nuoro, 2016; Ti Voglio Bene, Raid Projects, Los Angeles, 2005; XIV Quadriennale (Anteprima), Palazzo Promotrice Belle Arti, Torino, 2004; From Italy, Art forum, Berlino, 2003; Una Babele Postmoderna (realtà e allegoria nell’arte italiana degli anni ’90), Palazzo Pigorini, Parma, 2002.

Greta Frau is a name. This name, self-identifying and based on uncertainty, indicates an author whose art and parody are the same thing. The context here is fluid and articulated, conceptual yet pursues visceral implications.
Greta is mastermind and leader of the Classe Delle Trance, a kind of sect whose scope was to preach pure Beauty. The preaching was carried out through performing acts that developed a bizarre scholastic metaphor and presented as if they were ‘homework’ or preparatory ‘lessons’. The actors were always different, people of different ages and gender who sweared they’d all attended the same girls’ boarding school in Innsbruck, back in the 50s. This single-subject painter paints ‘by heart’ and with an impersonal-old school-academic style. The Trance portraits are the result of hybridisation between single individuals and the stereotyped puritanical strict collegiate. Later, the mystery of Greta Frau gets solved.

Behind the name, lies the artist Aldo Tilocca (Sassari 1959). Greta Frau’s exhibitions have been hosted both by public and private spaces: One Piece Contemporary Art, La Rondine, Rome, 2006; Classicism betrayed, Erdmann Contemporary, Cape Town, 2005; Albrecht Durer / Greta Frau (Trancia GP256 –Compito XV) Palazzo dei Panni, Arco (Tn), 2005; C.199 / fare (sparire) una trancia, The Flat, Milan, 2004; Access Beauty (TdC 131/150), Studio d’arte Raffaelli, Trento, 2002; Trance di Compagna, Massimo Carasi Arte Contemporanea, Mantua, 2001;Trance di Compagnia, Palazzo Sciuti, Sassari, 1999. Greta Frau’s work has also been presented in many collective exhibitions, among these: 32-16 Arte in Sardegna, Civico 27, Irgoli (Nu), 2016; 80/90 Arte in Sardegna, Museo MAN, Nuoro, 2016; Ti Voglio Bene, Raid Projects, Los Angeles, 2005; XIV Quadriennale (Anteprima), Palazzo Promotrice Belle Arti, Turin, 2004; From Italy, Art forum, Berlino, 2003; Una Babele Postmoderna (Reality and Allegory in the Italian art of the 90s), Palazzo Pigorini, Parma, 2002.

GRAZIANO SALERNO

GRAZIANO SALERNO

Artista colto e raffinato che sceglie come compagni di strada l’immagine e la parola (il disegno e la poesia, il racconto breve e la pittura, la fotografia), Graziano Salerno elabora un vocabolario elementare, un territorio di mezzo tra reale e onirico, creando un’architettura discorsiva bipolare. Pittore di scrittura e scrittore di pittura, Salerno dà vita a una fantasia senza fili: genera un discorso che fa appunto i conti con oggetti reali o immaginari, esseri o luoghi appartenenti a una memoria ossessionata dalla tensione dell’attesa, da qualcosa che si avvicina e sfugge per farsi ombra e sembianza, profilo incerto di paesaggio, gioco eroico e eretico, illusoria macchina della visione. Depositati su album, su foglietti assorbenti e su carte di fortuna, i suoi lavori sono figli di un unico ininterrotto progetto, di un programma nomade, di un catalogo visivo, di un taccuino intermittente che non cade mai nel didascalico o nell’illustrativo.


Graziano Salerno (Nuoro, 1954), vive e lavora a Nuoro. Nonostante una consistente produzione ha esposto in rare occasioni con mostre personali: Quadri tascabili/Tableaux de poche, Biblioteca Mario Ciusa Romagna, Oliena 2002; Tranche de vie, Circolo Arci Madriche, Nuoro, 2008. E collettive: Caratteri ereditari e mutazioni genetiche #1, Museo MAN, Nuoro, 2016; 80/90 – Arte in Sardegna, Museo MAN, Nuoro, 2016; 32-16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, CIVICO 27, Irgoli (Nu), 2017.

Graziano Salerno is a cultured and refined artist whose best friends are images and words (drawings and poetry, short stories and painting, photography) that elaborates a simple language amid dreams and reality, creating colloquial bipolar architectures. A ‘writing painter’ and a ‘painting writer’ who creates a ‘wireless’ fantasy developing a subject which includes either real or imaginary objects: ‘beings’ or places that belong to an obsessive tension of the waiting. These get closer just before turning to shadows and semblances, into blurred landscapes, heroic/heretic games, illusionary machines of visions. Laid on napkins and scrap papers, his works all reconnect to one continuous project: the nomadic programme of a visual catalogue, an intermittent jotter which never slips on exposition nor illustration.


Graziano Salerno (Nuoro, 1954), lives and works in Nuoro. Despite his consistent activity, he rarely exhibited and only via personal initiatives: Quadri tascabili/Tableaux de poche, Biblioteca Mario Ciusa Romagna, Oliena 2002; Tranche de vie, Circolo Arci Madriche, Nuoro, 2008. E collettive: Caratteri ereditari e mutazioni genetiche #1, Museo MAN, Nuoro, 2016; 80/90 – Arte in Sardegna, Museo MAN, Nuoro, 2016; 32-16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, CIVICO 27, Irgoli (Nu), 2017.

RICCARDO CAMBONI

RICCARDO CAMBONI

La ricerca di Riccardo Camboni si fonda sulla coscienza della necessità di un’arte che si faccia strumento di analisi critica della contemporaneità. Osservando le dinamiche controverse dell’individuo e della realtà sociale, porta avanti una propria riflessione pittorica sulla decostruzione come processo indispensabile per una possibile ricostruzione e rivoluzione del tempo presente. Attraverso una ricomposizione mentale delle immagini – come in un puzzle – che in seguito rielabora sulla tela, realizza opere dense di riferimenti iconografici e simbolici che si muovono liberamente tra sacro e profano e i soggetti – così come i colori – intendono essere irriverenti e ironicamente dissacranti.


Riccardo Camboni (Ozieri, 1990) vive e lavora tra Ozieri e Sassari. Tra le mostre a cui ha partecipato: Fuori Tutto, Spazio Chora, Sassari, 2019; Aniconofobia, Galleria Bonaire Contemporanea, Alghero (Ss), 2019; Giovani tracce, Centro Ulisse, Sassari, 2019; Sfumature d’Amore, Pinacoteca Giovanni Altana, Ozieri, 2019; Nostos Numero Zero, collettivo Transhumanza, Siniscola (Nu), 2018; DISARMANTE, Spazio Filtro 44, Sassari 2016; Faber Faber. L’Accademia racconta Dè Andrè, MASEDU, Sassari, 2016.

Riccardo Camboni’s research is grounded on the awareness that art needs to become an instrument for critical thinking on modern reality. While observing controversial dynamics between individuals and society, he carries a ‘pictorial reflection’ on ‘deconstruction’ as the inevitable process of a possible reconstruction/revolution of our times. He mentally reconstructs images — like in a jigsaw — and reworks them on canvas, creating pieces filled with iconographic references and symbolisms, between sacred and profane. The choice of colours also comes across as irreverent, ironic, desecrating.


Riccardo Camboni (Ozieri 1990) lives and works between Ozieri and Sassari. He has taken part in the following exhibits: Fuori Tutto, Spazio Chora, Sassari, 2019; Aniconofobia, Galleria Bonaire Contemporanea, Alghero (Ss), 2019; Giovani tracce, Centro Ulisse, Sassari, 2019; Sfumature d’Amore, Pinacoteca Giovanni Altana, Ozieri, 2019; Nostos Numero Zero, collettivo Transhumanza, Siniscola (Nu), 2018; DISARMANTE, Spazio Filtro 44, Sassari 2016; Faber Faber. L’Accademia racconta Dè Andrè, MASEDU, Sassari, 2016.

SILVIA IDILI

SILVIA IDILI

Il lavoro di Silvia Idili è caratterizzato da una pittura evocativa in cui ogni elemento assume uno spiccato carattere simbolico. Le sue opere richiamano geometrie, armonie delle forme e composizioni del passato per esprimere con maggiore intensità la tensione spirituale, emotiva e psicologica dell’uomo contemporaneo, spiazzato dalla complessità della realtà che vive ma non sa decifrare. Un universo figurativo, definito spesso in campiture nette, in cui appaiono volti occultati e trasfigurati da origami, simbolo di infrastrutture create dalla mente per nascondere e mascherare la vera natura del proprio essere. L’artista definisce la sua ricerca come “un viaggio nella mente e nella memoria, una pesca a strascico nei meandri siderali dell’umano essere, dove le figure compaiono in uno stato di sospensione fra un cielo viola ed un verde campo encefalico”.


Silvia Idili (Cagliari, 1982) vive e lavora a Milano. Ha realizzato mostre personali in spazi pubblici e privati tra cui: Visionaria, Crèdit Agricole in collaborazione con Careof DOCVA, Milano, 2012; Altrove, Studio d’Arte Cannaviello, Milano, 2012; Lateralus, Studio d’Arte Cannaviello, Milano, 2012. E tra le collettive: Back up Giovane arte in Sardegna, Museo Nivola, Orani (Nu), 2020; Sirene; Palazzo dell’Archiginnasio, Bologna, 2020; Dimore, MEA – Museo dell’Emigrazione, Asuni (Or), 2019; Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, a cura di Marco Peri, Irgoli (Nu), 2018; Senza titolo, opere dalla Collezione Mameli, Irgoli (Nu), 2017; L’ arte di forzare i maestri, Galleria Moitre, Torino, 2016; Il reale non basta, Museo di Arte Contemporanea di Lissone, 2015; Close-Up, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto, 2015; Il buco dentro agli occhi o il punto dietro la testa, Museo Civico Luigi Varoli, Fusignano (Ra), 2014.

An evoking painting style – enriched by highly symbolic elements – is the main feature in Silvia Idili’s work. Her pieces recall geometries, harmonious layouts and old compositions. They express higher levels of spiritual-emotional-psychological anxiety of modern men, crushed by a complex reality that is not for them to be understood. This figurative universe is enclosed within sharp and clear backgrounds, from where origami-concealed faces suddenly show up. The origamis are mind-made structures, masks that hide the true self. The artist defines her work as “a trip into mind and memory; it’s like trawling in the sidereal depths of humankind, where the figures are hanging in a state of suspension between purple skies and encephalic green fields”.


Silvia Idili (Cagliari, 1982) lives and works in Milan. She has done featured many solo exhibitions, both in private and public spaces: Visionaria, Crèdit Agricole in collaborazione con Careof DOCVA, Milan, 2012; Altrove, Studio d’Arte Cannaviello, Milan, 2012; Lateralus, Studio d’Arte Cannaviello, Milan, 2012. Among the collective exhibits: Back up Giovane arte in Sardegna, Museo Nivola, Orani (Nu), 2020; Sirene; Palazzo dell’Archiginnasio, Bologna, 2020; Dimore, MEA – Museo dell’Emigrazione, Asuni (Or), 2019; Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, a cura di Marco Peri, Irgoli (Nu), 2018; Senza titolo, opere dalla Collezione Mameli, Irgoli (Nu), 2017; L’ arte di forzare i maestri, Galleria Moitre, Turin, 2016; Il reale non basta, Museo di Arte Contemporanea di Lissone, 2015; Close-Up, Palazzo Collicola Arti Visive, Spoleto, 2015; Il buco dentro agli occhi o il punto dietro la testa, Museo Civico Luigi Varoli, Fusignano (Ra), 2014.

ANTONIO BARDINO

ANTONIO BARDINO

Antonio Bardino concentra la sua ricerca nella pittura, indagando in principio interni urbani, asettici e svuotati della presenza umana. In questa fase aeroporti, stazioni, luoghi di passaggio sono fotografati e riprodotti in modo nitido e inequivocabile, con un controllo minuzioso della tecnica che ne sottolinea la freddezza e il carattere transitorio. Il ragionamento sulle vedute urbane, sull’intervento umano nella natura e nel paesaggio lo porta in seguito a scegliere di rappresentare i momenti in cui la natura si riappropria degli spazi sottratti dall’uomo. Nei lavori più recenti compie uno scarto ulteriore sfruttando al massimo le potenzialità della materia e raggiungendo esiti al limite dell’astrazione, in cui le suggestioni dei paesaggi laterali non si appoggiano più soltanto a un’immagine realistica, fotografica e rielaborata, ma alle sensazioni e alla memoria.


Antonio Bardino (Alghero, 1973) vive e lavora a Udine. Ha realizzato numerose mostre personali tra cui: Organica – Nature laterali,CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione Ambientale e Paesaggistica, Tempio Pausania (SS), 2020; Mutevoli transiti, Fondazione Bartoli Felter, Cagliari, 2019; Atypical landscape, RAVE East Village Artist Residency, Soleschiano (UD), 2019; Il posto delle foglie, a cura di Mariolina Cosseddu, Museo Casa Manno, Alghero (SS) 2018; Paesaggi laterali, Atelier Giorgi, Torino, 2015; Naturae mirabilia, Sponge Arte contemporanea, Pergola (PU) 2015; Il vuoto pneumatico e il mondo reale,Spac-Fvg, Palazzo Orgnani Martina, Venzone (Ud), 2009; Music for airports, Galleria Dora Diamanti Arte Contemporanea, Roma, 2007; No signal, Galleria Nuova Artesegno, Udine, 2005. Ha partecipato a mostre collettive in spazi pubblici e privati, tra le più recenti: Summer at Gallery Oxholm, Galleri Oxholm, Copenaghen, 2020; Liminalità – betwixt and between, Casa della musica, Cervignano (Ud), 2020; Il giardino d’Arcadia, Galleria Gilda Contemporary Art, Milano, 2020; ArtVerona, Galleria MLZ Art Dep – Trieste, Verona, 2019.

Antonio Bardino’s research focuses on the painting while inspecting aseptic urban interiors, where the human presence has been removed. In this process, airports, stations, public spaces are neatly and unequivocally reproduced using a controlled and meticulous technique that brings out a sense of coldness and transitivity. His arguments on urban landscapes and human intervention in the environment, lead to subsequent representations of scenes in which nature is claiming back its spaces. In his late works, the artist takes a further deviation by maximising the exploitation of matter and reaching the boundaries of abstraction. Now, when representing his landscapes, realistic and photographic, images are replaced by memories and feelings.


Antonio Bardino (Alghero, 1973) lives and works in Udine. He has organised many solo exhibits: Organica – Nature laterali, CEDAP – Centro di Educazione e Documentazione Ambientale e Paesaggistica, Tempio Pausania (SS), 2020; Mutevoli transiti, Fondazione Bartoli Felter, Cagliari, 2019; Atypical landscape, RAVE East Village Artist Residency, Soleschiano (UD), 2019; Il posto delle foglie, a cura di Mariolina Cosseddu, Museo Casa Manno, Alghero (SS) 2018; Paesaggi laterali, Atelier Giorgi, Turin, 2015; Naturae mirabilia, Sponge Arte contemporanea, Pergola (PU) 2015; Il vuoto pneumatico e il mondo reale, Spac-Fvg, Palazzo Orgnani Martina, Venzone (Ud), 2009; Music for airports, Galleria Dora Diamanti Arte Contemporanea, Roma, 2007; No signal, Galleria Nuova Artesegno, Udine, 2005. Has taken part to both private and public hosted galleries, more recently: Summer at Gallery Oxholm, Galleri Oxholm, Copenaghen, 2020; Liminalità – betwixt and between, Casa della musica, Cervignano (Ud), 2020; Il giardino d’Arcadia, Galleria Gilda Contemporary Art, Milan, 2020; ArtVerona, Galleria MLZ Art Dep – Trieste, Verona, 2019.

PIETRO SEDDA

PIETRO SEDDA

Pietro Sedda ha sviluppato uno stile polisemico che spazia dalla pittura alla fotografia, dal video alle installazioni performative e definito, di volta in volta, surreale, neo-tradizionale, vicino alla Bad Painting.
Nel 2000 inventa il suo alter ego Pietrolio – di nero vestito, con una maschera di pelle dall’inquietante sorriso dipinto – in sella a una piccola bicicletta nera, compie una serie di incursioni non autorizzate nelle inaugurazioni di mostre altrui in un’operazione di vero e proprio parassitismo estetico programmato. Abbandonata la breve parentesi situazionista legata al personaggio Pietrolio, prosegue nella sua attività d’artista con un approccio quanto mai inclusivo e polimorfo. Sedda mescola geometrie ipnotiche e colori saturi, suggestioni pompier e richiami orientali in illustrazioni surreali: il viso di un uomo può diventare lo scenario di un paesaggio ammaliante ma anche mutare in spazi infiniti in cui aleggiano eccentrici ibridi zoo-antropomorfi.


Pietro Sedda (Cagliari, 1969) vive e lavora a Milano. Ha partecipato a mostre personali tra le quali: L’Opera al Nero, 1998-2018, Pinacoteca Comunale Carlo Contini, Oristano, 2018; Pietro Sedda / Angelo Visone – 6×6, Solomutt Art Gallery, Milano, 2013; Super heroes don’t like meat, Rise Gallery, Berlino, 2008; Carillon, Ex falegnameria Cada Die teatro, Cagliari, 2001. E collettive: MiArt, Milano, 2006; Cookin’Art, Festival internazionale Time in Jazz, Berchidda, 2006; Duck Fever Show, Mercado del Borne, Barcellona, 2006; Identità in prestito, Centro culturale Man Ray, Cagliari, 2005; Prima Visione, Capitol Arte Contemporanea, Cagliari, 2005; Mind the Gap, PAV – Time in Jazz, Berchidda, 2004; No body, talk show, Masedu, Museo d’arte contemporanea, Sassari, 2003.

Pietro Sedda developed a polysemous style that ranges from painting to photography, from videos to performing installations and has been defined as surreal, neo-traditional, close to Bad Painting.
In 2000 he invented an alter-ego – Pietrolio. Dressed in black, wearing a scary smiley leather mask and riding a small bike, he would raid other artists exhibits without authorisation, practising out-and-out planned-aesthetic parasitism.
Pietrolio’s experiment had been situationist and brief. From then on, he sought his art through a renovated inclusive-polymorphous approach. Sedda, in surreal pictures, mixes hypnotic geometries with saturated colours, Pompier ideas with Far-Eastern references: a man face becomes the scenery of a charming landscape which could as well mutate into endless space, where eccentric zoo/anthropomorphic hybrids hover.


Pietro Sedda (Cagliari, 1969) lives and works in Milan. He featured solo exhibits, some of them follow: L’Opera al Nero, 1998-2018, Pinacoteca Comunale Carlo Contini, Oristano, 2018; Pietro Sedda / Angelo Visone – 6×6, Solomutt Art Gallery, Milan, 2013; Super heroes don’t like meat, Rise Gallery, Berlin, 2008; Carillon, Ex falegnameria Cada Die teatro, Cagliari, 2001. The collective exhibitions: MiArt, Milan, 2006; Cookin’Art, Festival internazionale Time in Jazz, Berchidda, 2006; Duck Fever Show, Mercado del Borne, Barcelona, 2006; Identità in prestito, Centro culturale Man Ray, Cagliari, 2005; Prima Visione, Capitol Arte Contemporanea, Cagliari, 2005; Mind the Gap, PAV – Time in Jazz, Berchidda, 2004; No body, talk show, Masedu, Museo d’arte contemporanea, Sassari, 2003.

GIULIANO SALE

GIULIANO SALE

La ricerca di Giuliano Sale investiga la dimensione psicologica dell’individuo, mettendo in risalto il disorientamento e l’incertezza morale dei suoi soggetti attraverso una frammentazione o deformazione delle loro fattezze fisionomiche. Nelle sue opere non solo le anatomie ma anche gli stessi ambienti sono soggetti a una distorsione che rimanda al caos della dimensione esistenziale contemporanea, la rappresentazione di una società malata, psicotica e votata all’autodistruzione. Egli stesso afferma di voler ritrarre “vampiri contemporanei”. Rigoroso ma allo stesso tempo irriverente e caustico, Sale esplora le ambiguità del nostro tempo con un linguaggio fluido e magmatico in cui gli elementi della grammatica post-cubista acquisiscono una forte tensione drammatica. La sua pittura di puro stampo figurativo, vicina alla “nuova oggettività”, entra di diritto nel progetto Italian Newbrow di Ivan Quaroni. Insieme al gruppo del critico milanese partecipa infatti alla quarta Biennale di Praga nel 2009.


Giuliano Sale (Cagliari, 1977), vive e lavora a Milano. Tra le numerose partecipazioni a mostre personali: Vita Nuova, Galleria Rompone, Colonia, 2018; Biedermaier, l’umanità al crepuscolo, Galleria Antonio Colombo arte contemporanea, Milano, 2011; L’Oblio, Galleria Antonio Colombo arte contemporanea, Milano, 2010. E tra le collettive: Qualcuno da qualche parte, Galleria Antonio Colombo arte contemporanea, Milano, 2017; Angry Boys, Galleria Rompone, Colonia, 2017; Non amo che le rose che non colsi, Galleria Richter Fine Art, Roma, 2016; Artissima, Mother’s Tankstation Contemporary Art Gallery – Dublino, Torino, 2015; Biennale Giovani, Serrone di Villa Reale, Monza, 2009; Arrivi e partenze, Mole Vanvitelliana, Ancona, 2008.

Giuliano Sale’s investigation concerns an individual psychological dimension, highlights disorientation and uncertainty of his subjects by fragmenting and deforming their physiognomic features. Not only anatomies but even spaces get distorted in his work. This distortion refers to the modern chaotic dimension of existence and represents a psychotic, sick society consecrated to self-destruction. He openly affirms he wants to depict “contemporary vampires”. Sale is strict yet irreverent and ‘caustic’; explores the ambiguities of our times by using a ‘magmatic’ code, in which, post-cubism elements enhance the dramatic tension. His painting is purely figurative and close to the New Objectivity; it indeed enters by right, in the Italian Newbrow project of Ivan Quaroni with whom, together with the group of the Milanese critics, Sale takes part in the Prague Biennale in 2009.


Giuliano Sale (Cagliari, 1971) lives and work in Milan. Among his numerous participations to personal exhibits: Vita Nuova, Galleria Rompone, Colonia, 2018; Biedermaier, l’umanità al crepuscolo, Galleria Antonio Colombo arte contemporanea, Milan, 2011; L’Oblio, Galleria Antonio Colombo arte contemporanea, Milan, 2010. The collective exhibitions: Qualcuno da qualche parte, Galleria Antonio Colombo arte contemporanea, Milan, 2017; Angry Boys, Galleria Rompone, Cologne, 2017; Non amo che le rose che non colsi (I don’t love the roses I didn’t pick) , Galleria Richter Fine Art, Rome, 2016; Artissima, Mother’s Tankstation Contemporary Art Gallery – Dublin, Turin, 2015; Biennale Giovani, Serrone di Villa Reale, Monza, 2009; Arrivi e partenze, Mole Vanvitelliana, Ancona, 2008.

FEFFO PORRU

FEFFO PORRU

Stefano “Feffo” Porru si forma da autodidatta e la sua ricerca, in continuo sviluppo e approfondimento, si nutre di letture e viaggi. Esplora diversi ambiti figurativi in un percorso nomade che lo porta a sperimentare linguaggi apparentemente dissonanti: l’espressionismo astratto, concettuale/ informale, il figurativo astratto tendente al naïf fino a un’originale rilettura arcaizzante dei retaggi metafisici. Solo nel 2016 comincia a esporre pubblicamente e a presentare i suoi lavori di pittura partecipando a numerose collettive d’arte in Sardegna e oltremare.


Stefano “Feffo” Porru (Oristano, 1977 – Paulilatino, 2018). Tra le mostre: Tentazioni a distanza: Collezione Mameli, narcisismo e mecenatismo, Kunstmatrix, 2020; T.A.M. Collection, Sciusciante, Cagliari, 2020; Téchne, Salotto dell’arte, Cagliari, 2017; Barbajà2017. Artisti sardi a Bologna, Olbiapulse Spazioarte, Olbia, 2017; L’ Arte di smontarsi la testa, Palazzo del Grillo, Roma 2017.

Stefano ‘Feffo’ Porru comes from an autodidactic formation. His ever-developing research ‘feeds’ from books and travels. In his ‘nomadic path’, he explores different figurative fields and experiments with seemingly unrelated language codes: the conceptual/informal Abstract Expressionism, the Figurative Abstract which tends to Naive, an innovative archaic reinterpretation of metaphysic’s legacy. Not until 2016 did he start displaying his work at collective exhibitions in Sardinia and overseas.


Stefano “Feffo” Porru (Oristano, 1977 – Paulilatino, 2018). Some of the exhibits: Tentazioni a distanza: Collezione Mameli, narcisismo e mecenatismo, Kunstmatrix, 2020; T.A.M. Collection, Sciusciante, Cagliari, 2020; Téchne, Salotto dell’arte, Cagliari, 2017; Barbajà2017. Artisti sardi a Bologna, Olbiapulse Spazioarte, Olbia, 2017; L’ Arte di smontarsi la testa, Palazzo del Grillo, Rome 2017.

PASTORELLO

PASTORELLO

La ricerca di Pastorello mostra un linguaggio in continua evoluzione, incessantemente reinventato, un percorso che mixa abilmente la bidimensionalità dei grandi maestri del passato, gli accorgimenti spaziali dell’illustrazione e i colori stranianti del mondo ludico-pop.  L’artista porta avanti una riflessione sulle potenzialità del mezzo pittorico dando vita a una realtà complessa, mutevole, a un universo iper-iconico. La pittura come forma pura, un fenomeno psicofisico che si manifesta e di cui l’uomo è solamente uno strumento necessario affinché l’opera possa compiersi: un quadro è una semplice superficie dipinta ma è anche il luogo in cui si crea l’occasione, per la bellezza in tutte le sue forme, di prendere corpo. Dipingere per l’artista è una sfida rivolta alla storia dell’arte ma è anche l’ultima possibilità di una esistenza metafisica.


Pastorello – Giovanni Manunta (Sassari, 1967), vive e lavora fra Sassari e Roma. Ha esposto in numerose mostre personali: Per Me Lo So, May Mask, Cagliari, 2016; Pastorello (Giovanni Manunta) – Tante cose belle Bonaire Contemporanea, Alghero, 2016; I giardini dell’Eden, Pinacoteca C. Contini, Oristano, 2014; Buon sangue non-mente, Studio Ass. Design?, San Benedetto del Tronto, 2013; Come Pittura, Galleria Colombo, Milano, 2013; Io non sono qui, Salone Frigiolini, Lodine(NU); 2015 Giovanni Manunta Pastorello, Galleria Marconi, Cupra Marittima(AP); 2010 Salve Maria, Museo MAN, Nuoro, 2008. E collettive: Il Cuore Conserva Tutto, Cantine Surrau, Arzachena (OT), 2019; L’arte che protegge, Palazzo dei Capitani Ascoli Piceno, 2019; Selvatico (fantasia-fantasma), Palazzo Sforza, Cotignola, 2017; Sapiens Sapiens, Galleria Lem, Sassari, 2014; Fuori! Artisti, Fondazione Sandro Penna, Torino, 2013; Ciò che l’arte lascia trasparire, Museo di Lissone, Lissone(MI), 2013; Something Else!!!, Galleria Antonio Colombo, Milano, 2012.

Pastorello’s research expresses a style in continuous evolution, an ever-changing reinvention that cleverly mixes the erstwhile great masters’ bi-dimensionality, spatial tricks with the estrangement of ‘ludic-pop’ colours. The artist carries out considerations on the potentials of painting as a vehicle creating a complex volatile reality, an ‘hyper-iconic’ universe. Painting as pure form, a revealing psychophysical phenomena in which human beings are merely used for the piece’s fulfilment: a painting is not only a painted surface but also an opportunity for beauty (in all its forms) to manifest themselves. To paint, is for the artist, a challenge to the history of art but is also the last chance for a meta-physical existence.

Pastorello – Giovanni Manunta (Sassari, 1967), leaves and works between Sassari e Roma. He displayed his work at many solo exhibitions: Per Me Lo So, May Mask, Cagliari, 2016; Pastorello (Giovanni Manunta) – Tante cose belle Bonaire Contemporanea, Alghero, 2016; I giardini dell’Eden, Pinacoteca C. Contini, Oristano, 2014; Buon sangue non-mente, Studio Ass. Design?, San Benedetto del Tronto, 2013; Come Pittura, Galleria Colombo, Milan, 2013; Io non sono qui, Salone Frigiolini, Lodine(NU); 2015 Giovanni Manunta Pastorello, Galleria Marconi, Cupra Marittima(AP); 2010 Salve Maria, Museo MAN, Nuoro, 2008. Collective exhibits: Il Cuore Conserva Tutto, Cantine Surrau, Arzachena (OT), 2019; L’arte che protegge, Palazzo dei Capitani Ascoli Piceno, 2019; Selvatico (fantasia-fantasma), Palazzo Sforza, Cotignola, 2017; Sapiens Sapiens, Galleria Lem, Sassari, 2014; Fuori! Artisti, Fondazione Sandro Penna, Turin, 2013; Ciò che l’arte lascia trasparire, Museo di Lissone, Lissone (MI), 2013; Something Else!!!, Galleria Antonio Colombo, Milan, 2012.

COLLEZIONE MAMELI