RUBEN MUREDDU

RUBEN MUREDDU

La ricerca di Ruben Mureddu muove da una lucida analisi della società per esplorare poi le regioni dell’inconscio. Attraverso un realismo crudo e impietoso la pittura diviene strumento e pretesto per indagare il disagio esistenziale, spingersi in zone d’ombra, abitare “no man’s land”, catturare ciò che chiede di essere portato alla luce. Una visione introspettiva, un lavoro di trasfigurazione di emozioni, stati d’animo, idee in immagini o composizioni di immagini in un gioco di raccolta di elementi costantemente rielaborati, spesso decontestualizzati e collocati in ambienti riconoscibili ma al tempo stesso alienanti. Una consapevole riflessione sulla possibile commistione dell’arte con la psichiatria e su quanto la “non normalità” sia funzionale nella creazione.


Ruben Mureddu (1979, Roma), vive e lavora ad Alghero. Ha esposto le sue opere in mostre personali: Ti ho uccisa 32 volte, Galleria Siotto, Cagliari, 2020; Invisible narratives, Spazio espositivo Mauro Manca, Sassari, 2019; Unheimliche, Artaruga, Cagliari, 2017. E collettive tra cui: Effetto farfalla, Centro comunale d’arte e cultura Il Ghetto, Cagliari, 2020; Ami, Mizen Fine Art Gallery, Parigi, 2019; Magnificat, Sala Corrale, Neoneli (OR), 2018; Trasformazione, EXMA – Exibiting and Moving Arts, Cagliari, 2018; Arte-Evento-Creazione, Parco di Molineddu, Ossi (SS), 2018; Ri-evoluzione, Museo Sa Domo de sas Artes e de sos Mestieres, Loculi (NU), 2018; Paratissima, fiera d’arte contemporanea, Centro Culturale d’Arte Il Lazzaretto, Cagliari, 2017.

Ruben Mureddu’s research starts from a lucid analysis of society, to exploring regions of subconscious.
His realism is merciless and brutal and his painting is an excuse to dig into existential burden, explore grey areas, live in a ’No Man’s Land’ and catch all things that want to be caught: introspective visions, transfiguration of feelings, frames of mind, ideas put in images or images compositions. A collection of all these elements that, from time to time, he ‘de-contextualises’ and reallocates in familiar but alienating spaces. A conscious reflection on the potential mix between art and psychiatry and how the ‘non-normalcy’ is functional to it.


Ruben Mureddu (1979, Rome), lives and works in Alghero. He exposed his work in solo exhibitions: Ti ho uccisa 32 volte, Galleria Siotto, Cagliari, 2020; Invisible narratives, Spazio espositivo Mauro Manca, Sassari, 2019; Unheimliche, Artaruga, Cagliari, 2017. And collective exhibitions: Effetto farfalla, Centro comunale d’arte e cultura Il Ghetto, Cagliari, 2020; Ami, Mizen Fine Art Gallery, Parigi, 2019; Magnificat, Sala Corrale, Neoneli (OR), 2018; Trasformazione, EXMA – Exibiting and Moving Arts, Cagliari, 2018; Arte-Evento-Creazione, Parco di Molineddu, Ossi (SS), 2018; Ri-evoluzione, Museo Sa Domo de sas Artes e de sos Mestieres, Loculi (NU), 2018; Paratissima, fiera d’arte contemporanea, Centro Culturale d’Arte Il Lazzaretto, Cagliari, 2017.

SILVIA MEI

SILVIA MEI

Nel suo lavoro Silvia Mei porta avanti un’indagine sul senso e sul peso dei rapporti umani, sulle conseguenze di azioni e pensieri. I suoi dipinti, spesso stratificati, si formano seguendo precisamente i cambiamenti e le mutazioni che caratterizzano la vita stessa. L’artista afferma: “nelle mie opere ci sono occhi sinceri, piccoli e vicini, naso lungo, colori accesi, segni graffianti a fare capolino dietro lo spessore di colore e materia che si addensa trasformandosi in maschera, al punto che ognuno di noi può vi si può identificare, scorgendo magari un lato nascosto che potrebbe essere rivelatore del proprio essere”. Una pittura fortemente introspettiva, adottata come strumento per scorgere e rivelare gli angoli più nascosti della psicologia umana.


Silvia Mei (Cagliari,1985) vive e lavora in provincia di Bergamo. Ha all’attivo numerose personali tra cui: Silvia Mei – L’odore, Studio d’arte Cannaviello, Milano, 2017; Silvia Mei – Avec les pieds dans l’eau, MYDAY-BYDAY, Roma, 2016; Silvia Mei, INTERNO18, Cremona, 2015; Silvia Mei, Robert Kananaj Gallery, Toronto, 2014; Silvia Mei, Studio d’Arte Cannaviello, Milano, 2014; Singing Hair, Gallery Molly Krom, New York, 2013; Pensieri Ruvidi, Palazzo Delle Stelline, Istitut Francais, Milano, 2013; Ad Mirabilia, EXMà, Cagliari, 2012. E numerose collettive: Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, CIVICO 27, Irgoli (Nu), 2017; Rivista 170, Apart Spaziocritico, Vicenza, 2016; Subculture fanzine, Edicola Radetzky, Milano, 2016; Life or Something Like it, Molly Krom Gallery, New York, 2015; Omnia Signa, Nero su Bianco, Studio d’arte Cannaviello, Milano, 2015; H (di SS) .H.O Legami, Laboratorio di Estetica Moderna, L.E.M, Sassari, 2015; Young Artists in Milan, Esentay Gallery, Almaty (Kazakistan), 2015; New Italian Painting, Galerie Michael Schultz, Berlino, 2014; Nuova Pittura Italiana, Spazio Soderini, Milano, 2014.

In her work, Silvia Mei studies the meanings and burdens of human relationships, along with the consequences of actions and thoughts. Her paintings are often stratified and meticulously follow the changes of real life. The artist affirms, ” In my paintings, there are small-close-sincere eyes, long noses, vibrant colours. Scathing signs peek out from behind the thickness of colour and matter, coagulating into a mask. The observer can identify himself in these characters, perhaps by spotting in them, a revealing hidden aspect of the inner-self”. A strongly introspective painting that she uses as a digging tool to unveil the deepest nooks of human psychology.


Silvia Mei (Cagliari,1985) lives and works in Bergamo’s Province. She counts numerous solo exhibits: Silvia Mei – L’odore, Studio d’arte Cannaviello, Milan, 2017; Silvia Mei – Avec les pieds dans l’eau, MYDAY-BYDAY, Rome, 2016; Silvia Mei, INTERNO18, Cremona, 2015; Silvia Mei, Robert Kananaj Gallery, Toronto, 2014; Silvia Mei, Studio d’Arte Cannaviello, Milan, 2014; Singing Hair, Gallery Molly Krom, New York, 2013; Pensieri Ruvidi, Palazzo Delle Stelline, Istitut Francais, Milan, 2013; Ad Mirabilia, EXMà, Cagliari, 2012. She also took part in many collective exhibitions: Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, CIVICO 27, Irgoli (Nu), 2017; Rivista 170, Apart Spaziocritico, Vicenza, 2016; Subculture fanzine, Edicola Radetzky, Milan, 2016; Life or Something Like it, Molly Krom Gallery, New York, 2015; Omnia Signa, Nero su Bianco, Studio d’arte Cannaviello, Milan, 2015; H (di SS) .H.O Legami, Laboratorio di Estetica Moderna, L.E.M, Sassari, 2015; Young Artists in Milan, Esentay Gallery, Almaty (Kazakistan), 2015; New Italian Painting, Galerie Michael Schultz, Berlin, 2014; Nuova Pittura Italiana, Spazio Soderini, Milan, 2014.

CLAUDIA MATTA

CLAUDIA MATTA

Nella ricerca pittorica di Claudia Matta, i concetti di Tempo, Spazio e Natura sono elementi fondanti della riflessione sulla condizione dell’Uomo, responsabile a volte ignaro di iniquità e ingiustizie.
Alimentata di filosofia, poesia, cinema e musica, affascinata dalla visione dei diorami del Museo di Storia Naturale di Kaunas e dalla luce delle città dell’Est Europa, la sua tavolozza luminosa e satura restituisce immagini neo-pop, stilizzate e bidimensionali, di inverosimili ambienti naturali o spazi domestici inquietanti e allusivi. Animali adagiati a terra, dormienti o forse morti e figure colte in momenti di intimità si muovono in spazi inabitabili e artificiosi. L’artista trasforma attraverso segno e colore l’essenzialità del reale suggerendo al contempo la necessità di una radicale presa di coscienza dell’individuo, un forte senso di responsabilità etica e morale che essa stessa sente nei confronti del proprio lavoro.


Claudia Matta (Cagliari, 1983), vive e lavora a Milano. Le sue opere sono state presentate in numerose mostre personali: In piedi. In ginocchio. A terra. LEM, Sassari, 2015; Mistica delle Abitudini, Oldoni Grafica Editoriale, Milano, 2014; Luminescenze, Meme, Cagliari, 2013; INA Assitalia per i giovani, Palazzo INA Assitalia, Bologna2010. E collettive: Dimore, Museo Diocesano Arborense, Oristano, 2019; Down Deep, Villa Contemporanea, Monza, 2018; Studio – Artisti della Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; 2017 – Control, G N A M – Galleria Nazionale Arte Moderna, Roma; Sardegna contemporanea. Spazi Archivi Produzioni, Museo MAN, Nuoro, 2017; Senza Titolo. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; Confluence, Lalit Kala Akademie, New Delhi, 2015.

Time and space are funding elements in Claudia Matta’s research: a reflection on (unintentional) inequalities and unfairness that populate the human condition.
Her bright saturated palette is inspired by philosophy, poetry, music, dioramas from the Natural History Museum of Kaunas and by the lights of Eastern European cities. It reflects neo-pop stylised bi-dimensional images from an absurd nature or scary allusive domestic settings. Sleeping (dead) animals lay on the ground, characters getting caught in intimate moments inside inhabitable artificial spaces. The artist handles colours and impressions to modify the essential nature of reality while urging individuals to step up decisively towards self-awareness. She applies the same strong sense of responsibility to her work.


Claudia Matta (Cagliari, 1983) lives and works in Milan. Her pieces have been exposed at numerous solo exhibitions: In piedi. In ginocchio. A terra. LEM, Sassari, 2015; Mistica delle Abitudini, Oldoni Grafica Editoriale, Milan, 2014; Luminescenze, Meme, Cagliari, 2013; INA Assitalia per i giovani, Palazzo INA Assitalia, Bologna2010. And collectives: Dimore, Museo Diocesano Arborense, Oristano, 2019; Down Deep, Villa Contemporanea, Monza, 2018; Studio – Artisti della Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; 2017 – Control, G N A M – Galleria Nazionale Arte Moderna, Rome; Sardegna contemporanea. Spazi Archivi Produzioni, Museo MAN, Nuoro, 2017; Senza Titolo. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; Confluence, Lalit Kala Akademie, New Delhi, 2015.

VINCENZO GROSSO

VINCENZO GROSSO

La ricerca di Vincenzo Grosso inizia in maniera quasi inconsapevole su muri dei luoghi che ha abitato, attraverso la pratica della Tag. La ripetizione del proprio pseudonimo, che in alcuni casi si sovrappone a quello altrui, lo porta a una riflessione sui possibili significati del segno grafico. La sintesi di questa indagine approda verso ambientazioni futuristiche e post-architetture, monito agli eccessi dell’antropocene. Lande senza una chiara indicazione geografica, frammenti dalle dimensioni incerte che fluttuano o affiorano dalle sabbie. Grosso intende restituire in tal modo un’analisi sulle capacità dell’uomo di modificare l’ambiente circostante, una rappresentazione di quell’artefice di cui è palpabile la presenza ma che è sempre assente. Un finto paradiso di cose.


Vincenzo Grosso (Nuoro, 1977), vive e lavora tra Nuoro e Berlino. Ha partecipato a numerose mostre personali tra cui: Yin My Yang, MancaSpazio, Nuoro, 2020; Faber Sapiens, Spazio E-Emme, Cagliari, 2018; WOANDERS, Schillerstraße 106, Berlino, 2016; STAND-OFF, Spazio Trigu, Cagliari, 2016; More than a mixed midnight, Blecker, San Teodoro (NU), 2012; Zeit und Form, Tacheles, Berlino, 2011. E collettive: L’ombra del mare sulla collina, Museo MAN, Nuoro, 2018; Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2018; 32-16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; Non/T/Alimento, Palazzo Lucarini Contemporary – Trevi, 2016; Le relazioni pericolose, Pinacoteca comunale – Oristano, 2016; Cityes, They are a changin’, Fabbrica del vapore, Milano, 2016; Segni Moderni, Orie Gallery, Tokyo, 2014; Wonderwalls, Fabbrica del Vapore, Milano, 2014; ENDE-NEU, Neurotitan Gallery, Berlino, 2014; In between, urban interfaces, Palazzo di città, Cagliari, 2013; Cerdena indecifrable, el signo grabado, Museo Bellas Artes, Bilbao, 2013.

Vincenzo Grosso’s journey started, somehow unintentionally, through the art of Tagging on the walls of places he lived. The repetition of his pseudonym, often overlapping other tags, leads him to investigate on potential meanings of the graphic mark. The investigation ends up in futuristic settings and post-architectures, a warning on the excesses of the Anthropocene era. Untracked wastelands, unidentified fragments without dimension fluctuate or emerge from the sands. Grosso intends to analyse men’s ability to modify the surroundings, representing the ‘manufacturer’ who is never there. A phoney paradise made of things.


Vincenzo Grosso (Nuoro, 1977), lives and works between Nuoro and Berlin. He has been featured in many solo exhibits: Yin My Yang, MancaSpazio, Nuoro, 2020; Faber Sapiens, Spazio E-Emme, Cagliari, 2018; WOANDERS, Schillerstraße 106, Berlino, 2016; STAND-OFF, Spazio Trigu, Cagliari, 2016; More than a mixed midnight, Blecker, San Teodoro (NU), 2012; Zeit und Form, Tacheles, Berlin, 2011. As well as collectives: L’ombra del mare sulla collina, Museo MAN, Nuoro, 2018; Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2018; 32-16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; Non/T/Alimento, Palazzo Lucarini Contemporary – Trevi, 2016; Le relazioni pericolose, Pinacoteca comunale – Oristano, 2016; Cityes, They are a changin’, Fabbrica del vapore, Milan, 2016; Segni Moderni, Orie Gallery, Tokyo, 2014; Wonderwalls, Fabbrica del Vapore, Milan, 2014; ENDE-NEU, Neurotitan Gallery, Berlin, 2014; In between, urban interfaces, Palazzo di città, Cagliari, 2013; Cerdena indecifrable, el signo grabado, Museo Bellas Artes, Bilbao, 2013.

ROBERTO FANARI

ROBERTO FANARI

La scultura di Roberto Fanari è una riflessione ossimorica sulla compiutezza del non finito. Le sue opere nascono da un’illuminazione durante gli studi all’accademia quando le strutture scheletriche, che fungono da anima delle sculture, appaiono ai suoi occhi opere compiute. La sua ricerca si focalizza così sulle potenzialità della linea: traccia con il ferro cotto la forma essenziale delle figure, arrivando a sculture composte dall’alternarsi di aree perfettamente dettagliate e volumi vuoti. Anche nei lavori su carta i volumi sono costruiti da una fitta rete di tratti decisi e marcati, ma le linee sono meno semplificate, più morbide e vibranti rispetto alle opere scultoree. In un’atmosfera surreale in bilico tra realtà e immaginazione bambini, trofei di caccia e arredamenti vittoriani suscitano sensazioni contrastanti al limite fra il familiare ed il disturbante.

Roberto Fanari (Cagliari, 1984), vive e lavora a Milano. Le sue opere sono state presentate in numerose mostre personali tra cui: Galerie des glaces, Project Room La stanza di Proust – Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano, 2018; Ferro, White Noise Gallery, Roma, 2016; Roberto Fanari, INTERNO18, Cremona, 2015; Roberto Fanari, M&K Galerie, Linz, 2015. E collettive: Back_Up. Giovane arte in Sardegna, Museo Nivola, Orani, 2020; Dimore, MEA museo dell’emigrazione, Asuni, 2018; Senza titolo – opere dalla collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu) 2017; Forme d’uomo, Apart Spaziocritico, Vicenza, 2017; Ecce Homo – Da Marino Marini a Mimmo Paladino. La scultura di figura nell’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi, mole di Ancona, Ancona, 2016; Legami, L.E.M. Laboratorio Estetica Moderna, Sassari, 2015; Omnia Signa, Studio d’Arte Cannaviello, Milano, 2015; Talent Prize, Casa Dell’Architettura, Roma, 2014.

Roberto Fanari’s sculpture is an oxymoronic digression on the completeness of the unfinished.
His works are born from an inspiration that occurred during the academic years when skeletal structures, which served as the core for the sculptures, appeared to be, themselves, complete perfect pieces. His research is focused on the makings of the line: tracing with iron wire, he creates sculptures that are composed of sequences of perfectly detailed areas and empty volumes. Even the works on paper consist of a dense mesh made of rapid and pronounced strokes. Yet, lines look less simplified, softer and more vibrant compared with those used in the sculptures. In a surreal atmosphere, between imagination and reality, children, hunting trophies and Victorian furniture spark feelings that are contrastingly familiar and disturbing.


Roberto Fanari (Cagliari, 1984), lives and works in Milan. His work has been presented at many solo exhibitions: Galerie des glaces, Project Room La stanza di Proust – Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milan, 2018; Ferro, White Noise Gallery, Rome, 2016; Roberto Fanari, INTERNO18, Cremona, 2015; Roberto Fanari, M&K Galerie, Linz, 2015. Collective shows featuring: Back_Up. Giovane arte in Sardegna, Museo Nivola, Orani, 2020; Dimore, MEA museo dell’emigrazione, Asuni, 2018; Senza titolo – opere dalla collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu) 2017; Forme d’uomo, Apart Spaziocritico, Vicenza, 2017; Ecce Homo – Da Marino Marini a Mimmo Paladino. La scultura di figura nell’arte italiana dal secondo dopoguerra ad oggi, mole di Ancona, Ancona, 2016; Legami, L.E.M. Laboratorio Estetica Moderna, Sassari, 2015; Omnia Signa, Studio d’Arte Cannaviello, Milan, 2015; Talent Prize, Casa Dell’Architettura, Rome, 2014.

GIANNI CASAGRANDE

GIANNI CASAGRANDE

Artista poetico e ironico, Gianni Casagrande mette in scena un immaginario fiabesco e enigmatico trasfigurando la quotidianità in narrazioni dense in cui la natura, gli oggetti e gli impenetrabili individui hanno lo stesso valore di soggetto. Orgogliosamente autodidatta adotta spesso un tonalismo pittorico che sfiora la monocromia acuendo il sentimento di inquietudine e straniamento che pervade il suo lavoro. In questo senso, fondamentali sono i titoli delle opere che ne evidenziano la valenza fortemente evocativa e costituiscono un’indispensabile mappa per orientarsi nei suoi racconti. Sin da bambino si immagina come scrittore, relegando la pratica quotidiana del disegno a semplice esercizio. Pubblica libri, scrive testi musicali e sceneggiature e dal 2006 si dedica esclusivamente alla pittura, intendendola come un mezzo per continuare a praticare letteratura.


Gianni Casagrande (Nuoro, 1963) vive e lavora a Nuoro. Tra le sue più recenti personali: Everyone in the world is doing something without me (Minuscoli ossicini), Mancaspazio, Nuoro, 2020; Le cose devono cambiare, Spazio E_Emme, Cagliari, 2019; Gianni Casagrande, TRIGU, Cagliari, 2014; One frames stories, Bleecker Concept Store, San Teodoro (NU), 2013, Notizie dalla corteccia, Move in Art, Sassari, 2011. E tra le collettive: Apparizione della Natura e dei suoi Suoni e Rumori, Seuna Lab, Nuoro, 2019; Arte-Evento-Creazione, parco di Molineddu, Ossi (SS), 2019; Senza titolo – Opere della Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (NU), 2017; Studio, Civico 27, Irgoli (NU), 2017; Sardegna Contemporanea. Spazi Archivi Produzioni, Museo MAN, 2017; 32/16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2016; Aperto, Ex Convento del Carmelo, Sassari, 2016; Zenìa, MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, Samugheo (OR), 2014; Body circus, Pinacoteca “Carlo Contini”, Oristano, 2014.

Gianni Casagrande is a sensitive and ironic artist. He stages images like enigmatic fairy-tales where everyday’s life gets distorted into dense narrations and nature, objects and impenetrable individuals, have the same value of the subject. Proudly autodidactic, he often implements Tonalism — bordering on the Monochrome— which intensifies the artist’s sense of anxiety and estrangement that invades his work. That is why the titles of his pieces are rather beneficial in helping the observer orientate inside his tales. That tells a good deal about the evocative aspect involved in his paintings. Since childhood, he’d been picturing himself as a writer, relegating the daily practice of painting to a mere exercise. Books, music and scripts writer, from 2006, he dedicates himself exclusively to painting, using this as a mean to continue practising his literature.


Gianni Casagrande (Nuoro, 1963) lives and works in Nuoro. Among his latest solo exhibits: Everyone in the world is doing something without me (Minuscoli ossicini), Mancaspazio, Nuoro, 2020; Le cose devono cambiare, Spazio E_Emme, Cagliari, 2019; Gianni Casagrande, TRIGU, Cagliari, 2014; One frames stories, Bleecker Concept Store, San Teodoro (NU), 2013, Notizie dalla corteccia, Move in Art, Sassari, 2011. Among the collective shows features : Apparizione della Natura e dei suoi Suoni e Rumori, Seuna Lab, Nuoro, 2019; Arte-Evento-Creazione, parco di Molineddu, Ossi (SS), 2019; Senza titolo – Opere della Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (NU), 2017; Studio, Civico 27, Irgoli (NU), 2017; Sardegna Contemporanea. Spazi Archivi Produzioni, Museo MAN, 2017; 32/16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2016; Aperto, Ex Convento del Carmelo, Sassari, 2016; Zenìa, MURATS – Museo Unico Regionale dell’Arte Tessile Sarda, Samugheo (OR), 2014; Body circus, Pinacoteca “Carlo Contini”, Oristano, 2014.

NICOLA CAREDDA

NICOLA CAREDDA

Nicola Caredda, attraverso un pennello a tinte sature, mette in atto una grammatica metaforica, straniante e seducente, che sembra esorcizzare paura e angoscia. Una ricerca tecnica e individuale soggettiva e laboriosa, per riconsegnare alla pittura la rielaborazione del nostro tempo, del proprio personalissimo qui e ora. Il suo linguaggio onirico-visionario attinge liberamente al Pop Surrealismo americano e al fumetto fantascientifico e mostra un’attenzione minuziosa per la resa dei dettagli nella descrizione di una società ormai tramontata e costellata di rovine industriali. Opere che restituiscono un universo disabitato e silente fatto di macerie, detriti post-moderni e malinconici reperti, un’atmosfera sospesa e rarefatta, in cui la natura proliferante sembra riprendersi il proprio posto nel mondo.


Nicola Caredda (Cagliari, 1981), vive e lavora a Milano. Ha esposto in mostre personali: God Save My Swet Pusher, Thinkspace Gallery, Los Angeles, 2020; Answer42, Galleria Marconi, Cupra Marina (AP), 2018; Agnello caddi nel latte, Apart Spaziocritico, Vicenza, 2017; Filling In, Studio d’arte Cannaviello, Milano, 2015; Filling In 2, INTERNO18, Cremona (MI), 2015. E in numerose collettive tra cui tra le più recenti: POWWOW! The First Decade from Hawaii to The World, Bishop Museum, Honolulu(Hawaii), 2021; Aloah MR HAND, Thinkspace Gallery, Los Angeles, 2021; NEUE STIMMUNG, Casati Arte Contemporanea, Torino, 2020; Small Victrories, Lancaster Museum of Art History-MOAH, Lancaster (USA), 2020; Works From The Bank Collection, The Bank Contemporary Collection, Bassano del grappa (VI), 2019; LAX / ORD II, Vertical Gallery, Chicago, 2019; LAX7MSI GROUP SHOW, Red Truck Gallery, New Orleans, 2019; DELUSIONAL2018, Jonathan Levine Gallery, New York, 2018; Senza Titolo. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (NU), 2017.

Nicola Caredda, and his brush made of saturated colours, implement a ‘metaphorical grammar’ which is alienating and seductive, close to dispelling fear and anguish. This internal (strenuous) technical enquiry delivers an elaboration of our times, of his very personal here and now. This dreamy visionary language sources from American Surrealistic Pop and science-fiction comics; meticulous attention to details to describe a faded society, studded with industrial ruins. His works bear a silent inhabited universe, made of ruins, post-modern debris and melancholy relics in a hanging-rarefied ambience where nature takes back what belongs to her.


Nicola Caredda (Cagliari, 1981), lives and works in Milan. He performed solo exhibitions: God Save My Swet Pusher, Thinkspace Gallery, Los Angeles, 2020; Answer42, Galleria Marconi, Cupra Marina (AP), 2018; Agnello caddi nel latte, Apart Spaziocritico, Vicenza, 2017; Filling In, Studio d’arte Cannaviello, Milan, 2015; Filling In 2, INTERNO18, Cremona (MI), 2015. And numerous collectives, the latest ones being: POWWOW! The First Decade from Hawaii to The World, Bishop Museum, Honolulu(Hawaii), 2021; Aloah MR HAND, Thinkspace Gallery, Los Angeles, 2021; NEUE STIMMUNG, Casati Arte Contemporanea, Turin, 2020; Small Victrories, Lancaster Museum of Art History-MOAH, Lancaster (USA), 2020; Works From The Bank Collection, The Bank Contemporary Collection, Bassano del grappa (VI), 2019; LAX / ORD II, Vertical Gallery, Chicago, 2019; LAX7MSI GROUP SHOW, Red Truck Gallery, New Orleans, 2019; DELUSIONAL2018, Jonathan Levine Gallery, New York, 2018; Senza Titolo. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (NU), 2017.

FILIPPO FRANCO BOE

FILIPPO FRANCO BOE

Filippo Franco Boe è stato una “cellula dormiente”, come egli stesso ama definirsi, fino al giorno della pensione. Ha iniziato a dedicarsi alla produzione artistica da quella data, con costanza e rigore, spaziando tra pittura, grafica digitale, installazioni e performance. Nei suoi primi lavori il tema della Guerra è trattato con ironia graffiante. Ai colori artificiali applicati a un’imagerie Pop e alle modulazioni ornamentali degli sfondi, fanno da contraltare le associazioni cupe e inquietanti dei soggetti, con l’intento dichiarato di mettere a nudo le contraddizioni della società. L’artista intende svelare il lato oscuro della retorica di un modello culturale, il nostro, che inquina la coscienza collettiva attribuendo alla guerra un valore rassicurante come processo salvifico e necessario.


Filippo Franco Boe (Lula, 1960), vive e lavora a Lula. Tra le principali mostre alcune personali: Sas Animas, Centro Giovanni Lilliu, Barumini, 2019; Fahrenheit 1831°, Seuna Lab, Nuoro, 2018. E numerose collettive: Tentazioni a distanza: Collezione Mameli, narcisismo e mecenatismo, Kunstmatrix, 2020; 2020 Presagi. Proiezioni dal futuro, Sala Corrale, Neoneli, 2020; Molecules connection, Casa Manno, Alghero, 2019; Arte contemporanea in Sardegna, Complesso Monumentale di Collegiu Busachi, 2018; Senza titolo. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; 32-16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2016.

Filippo Franco Boe calls himself a ‘sleeper cell’. So he has been until the day of his retirement. That day he started dedicating himself to artistic production, with perseverance and accuracy, ranging between painting, digital graphics, installations and live performances. In his early work, he treats the theme of war with scathing irony. Applying Artificial colours to Pop images and backgrounds’ decorative modules, counterbalancing those with gloomy and disturbing connections, he intends to focus on the contradictions within our society. The artist wants to unveil the dark side of rhetorics of our cultural model, which ‘poisons’ people’s consciousness by conferring to war the reassuring role of an inevitable process that is necessary and somewhat redeeming.


Filippo Franco Boe (Lula, 1960), lives and works in Lula (Nu). Some of his solo exhibits: Sas Animas, Centro Giovanni Lilliu, Barumini, 2019; Fahrenheit 1831°, Seuna Lab, Nuoro, 2018. And many collectives: Tentazioni a distanza: Collezione Mameli, narcisismo e mecenatismo, Kunstmatrix, 2020; 2020 Presagi. Proiezioni dal futuro, Sala Corrale, Neoneli, 2020; Molecules connection, Casa Manno, Alghero, 2019; Arte contemporanea in Sardegna, Complesso Monumentale di Collegiu Busachi, 2018; Senza titolo. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2017; 32-16 Arte in Sardegna. Opere dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2016.

IRENE BALIA

IRENE BALIA

Il lavoro di Irene Balia ruota intorno a una riformulazione onirica della realtà. Nelle sue opere è la struttura bidimensionale a prevalere e le forme soggetto emergono dalla separazione tra sfondo e primo piano, secondo linee delicate ma nette. Il minimalismo pittorico è ridefinito in un linguaggio puramente figurativo: il colore è nitido e uniforme, a tratti sottile, a tratti assente nella scelta dell’artista di circoscrivere sagome e volti attraverso l’uso della tela nuda: il vuoto come riempitivo. Figure in posa, sorrette dalla perfezione del disegno, si stagliano immobili su sfondi definiti con precisione di dettaglio in un’atmosfera sognante, di transito e sospensione.


Irene Balia (Iglesias, 1985) vive e lavora a Milano. Ha partecipato a mostre personali: Irene Balia – Strategie di seduzione, Chora Spazio Espositivo, Sassari, 2018; Hortus conclusus, Circoloquadro, Milano, 2013. E collettive: Irene Balia / Roberto Fanari – Summer on a solitary beach, Galleria Macca, Cagliari, 2021; INNESTI21, Galleria d’arte sacra dei contemporanei – Villa Clerici Melzi, Milano, 2021; Back_Up|Giovane arte in Sardegna, Museo Nivola, Orani (Nu), 2020; Un’altra primavera. Artisti per l’equinozio 2019, Castello Oldofredi, Calcio (Bg), 2019; Leonardo 50.0. Omaggio al Genio vinciano con 50 opere d’arte contemporanea nella divina proporzione, Chiesa di Santa Croce, Vinci, (Fi), 2019; Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2018; Irene Balia / Elena Vavaro, Studio d’arte Cannaviello, Milano, 2015; Nuova Pittura Italiana, Studio d’arte Cannaviello, Milano, 2014.

Irene Baia’s work rotates around a dreamlike reformulation of reality. Two-dimensional structures prevail in her paintings, subjects come forward from the division between background and foreground, following lines that are fragile yet clear. Pictorial minimalism redefined in a purely figurative language: colours are neat and uniform, at times thin, other times just absent, according to the artist’s choice of using the canvas to circumscribe profiles: the unfilled for filling.
Posing shapes, held up by the perfection of the drawing, stand out motionless, in a dreamy, transitional, suspended atmosphere.


Irene Balia (Iglesias, 1985) lives and works in Milan. She featured in many solo exhibits: Irene Balia – Strategie di seduzione, Chora Spazio Espositivo, Sassari, 2018; Hortus conclusus, Circoloquadro, Milan, 2013. Collective exhibits: Irene Balia / Roberto Fanari – Summer on a solitary beach, Galleria Macca, Cagliari, 2021; INNESTI21, Galleria d’arte sacra dei contemporanei – Villa Clerici Melzi, Milan, 2021; Back_Up|Giovane arte in Sardegna, Museo Nivola, Orani (Nu), 2020; Un’altra primavera. Artisti per l’equinozio 2019, Castello Oldofredi, Calcio (Bg), 2019; Leonardo 50.0. Omaggio al Genio vinciano con 50 opere d’arte contemporanea nella divina proporzione, Chiesa di Santa Croce, Vinci, (Fi), 2019; Studio. Artisti dalla Collezione Mameli, Civico 27, Irgoli (Nu), 2018; Irene Balia / Elena Vavaro, Studio d’arte Cannaviello, Milan, 2015; Nuova Pittura Italiana, Studio d’arte Cannaviello, Milan, 2014.

SILVIA ARGIOLAS

SILVIA ARGIOLAS

La ricerca di Silvia Argiolas nasce da una trasformazione introspettiva di ciò che accade nella propria esistenza: fatti, odori, incontri. Lavorando con il medium della pittura, attraverso un intervento diretto sulla tela, gioca con un forte simbolismo e una espressività dal sapore arcaico, accompagnati a una ricerca dalle tematiche sociologiche e a un interesse verso le teorie della moderna psicologia Lacaniana. Le sue opere sono territori psichici sospesi tra figurazione e astrazione abitati da figure antropomorfe che si sciolgono in uno spazio innaturale.


Silvia Argiolas (Cagliari, 1977) vive e lavora a Milano. Le sue mostre personali sono state ospitate in spazi pubblici e privati tra cui: Tragödie, Casa Testori, Novate Milanese, 2019; Ti amo dal profondo del mio odio, Galleria Richter Fine Art, Roma, 2019; Als ich begriff, dass sterblich bin, Galerie Rompone, Colonia, 2019; Artissima, Torino; 2017; Last Moments, Robert Kananaj Gallery, Toronto, 2015; A Day In The Life, L.E.M, 2014; Walk on the wild side (Conversion Of Evil), Galleria Antonio Colombo, Milano, 2014; You are not really so bad, Galleria D406, Modena, 2012; The Season of the Witch, Galleria Antonio Colombo, Milano, 2011. Ha partecipato a numerose collettive tra le quali: PHOENIX – the resurrection show, Galerie Rompone, Colonia, 2020; London Art Fair, Crag Gallery – Torino, Londra, 2019; Artissima Art Fair, Galleria Antonio Colombo – Milano, Torino, 2017; PanoRama, Torino, 2015; La famosa invasione degli artisti a Milano, Galleria Antonio Colombo, Milano, 2015; Selvatico tre – Una testa che guarda, Museo Civico delle Cappuccine, Bagnocavallo (RA), 2014; e P2P #02 – Deep, Galleria Circoloquadro, Milano, 2014.

Silvia Argiola’s research arises from an introspective transformation of her life’s events, experiences, smells, encounters. By the medium of painting and a straightforward action on the canvas, she digs the fields between sociological matters and Lacanian psychology, using heavy symbolism and archaic-like expressiveness. Her works are psychic territories suspended between representation and abstraction, populated with anthropomorphic figures which melt together in an unnatural space.

Silvia Argiolas (Cagliari 1977) lives and works in Milan. Her exhibitions have been hosted both by public and private galleries such as: Tragödie, Casa Testori, Novate Milanese, 2019; Ti amo dal profondo del mio odio, Galleria Richter Fine Art, Rome, 2019; Als ich begriff, dass sterblich bin, Galerie Rompone, Cologne, 2019; Artissima, Turin; 2017; Last Moments, Robert Kananaj Gallery, Toronto, 2015; A Day In The Life, L.E.M, 2014; Walk on the wild side (Conversion Of Evil), Galleria Antonio Colombo, Milan, 2014; You are not really so bad, Galleria D406, Modena, 2012; The Season of the Witch, Galleria Antonio Colombo, Milan, 2011. Silvia took part to many collectives such as: PHOENIX – The Resurrection Show, Galerie Rompone, Cologne, 2020; London Art Fair, Crag Gallery – Turin, London, 2019; Artissima Art Fair, Galleria Antonio Colombo – Milan, Turin, 2017; PanoRama, Turin, 2015; La famosa invasione degli artisti a Milano, Galleria Antonio Colombo, Milan, 2015; Selvatico tre – Una testa che guarda Museo Civico delle Cappuccine, Bagnocavallo (Ravenna), 2014; e P2P #02 – Deep, Galleria Circoloquadro, Milan, 2014.

COLLEZIONE MAMELI